La stagione, il territorio, la fantasia
Sarete accolti con la degustazione dei nostri antipasti, preparati ogni giorno secondo l’offerta della stagione, con prodotti selezionati soprattutto dal nostro territorio, complice la fantasia dei nostri chef.
Le nostre paste fresche
Preparate giornalmente da sapienti mani, considerando la stagione, il clima, l’acqua e le esigenze di un prodotto artigianale creato per il vostro palato.
I piatti principali
Provenienti da allevamenti autoctoni e dal vicino Piemonte, pezzi pregiati di Manzo e Vitello, cotti alla griglia.
Lo stoccafisso in Brandacujun
Un piatto tipico locale tradizionale, anticamente una ricetta dedicata agli uomini che brandavano (scuotevano con movimento sussultorio su e giù) in una casseruola con il coperchio questo stoccafisso con le patate, aglio, olio, limone, ecc, ecc, fino a ricreare dei tocchetti di pesce e patate con abbondante olio extravergine di oliva Taggiasca.
Il Porcazzo di Castelvittorio
Dicesi Porcazzo la specie che nasce dalla relazione tra un cinghiale e una maiala fuggitiva, questo ibrido, attenua la caratteristica selvaticità di un cinghiale purosangue, che viene addolcito dai modi gentili di una maialina di montagna.
Lo sformatino di Pescebelin
Una antica ricetta rubata dai mercati del pesce rionali di Genova e La Spezia, dove le cassette di pesce azzurro, rimaste invendute allo scoccare del mezzogiorno, venivano svendute e definite “Pesce du Belin”.
Il coniglio al Rossese
proveniente dal famoso allevamento Bio Papone M.P. sito in località Pian del Soglio (Apricale), cotto in casseruola tra Rossese e olivette taggiasche.
La tagliata di Maialina Novella
marinata nella birra e bacche di Ginepro, servita su letto di verdurine, provenienti dal nostro orto in località “Vignasa” come anche le erbette aromatiche.
Lo stinco di Camufalo Reale
in crosta è lo stinco di una maialina da latte inviolata, allevata in un territorio selezionato, nutrita di ghiande di quercia mediterranea, poi cotta in una crosta di pastasfoglia che si gonfia, esplode, fino a creare una calzamaglia di pastasfoglia attorno allo stinco. Il profumo e la morbidezza di questa carne vi infatuerà, rendendolo un pensiero indimenticabile.
Via Roma, 1
18035 Apricale IM
+39 0184 208137
Il Ristorante ” Bacì” Ristorante in Apricale Val Nervia é al servizio della tradizione e dell’esaltazione del gusto, sapori del luogo che seguono la tradizione, per essere esaltati e intraprendere un percorso diverso, in un’orgia di sensazioni che fanno pensare a dove siamo, in un’alchimia di piatti proposti seguendo la stagione e il momento.
Come raggiungerci
Ad Apricale si giunge facilmente percorrendo per 11 km la strada provinciale 63 della Val Nervia fino a Isolabona, quindi svoltando a destra per seguire (altri 2 km circa) la rotabile che risale la valle laterale del torrente Merdanzo.
Si può parcheggiare l’auto subito dopo il paese, ai suoi piedi, nei pressi del bivio i cui rami conducono rispettivamente a Perinaldo e a Bajardo. Salendo poi a piedi nel centro storico del paese imboccando i “carugi” ciotolati..
La strada provinciale 63 della val Nervia s’imbocca dalla SS 1 Aurelia all’altezza di Nervia:
Chi proviene da Ventimiglia, subito dopo aver superato il Teatro Romano ed il cavalcavia ferroviario, dovrà svoltare a sinistra alla prima rotonda
Chi ha percorso l’Autostrada dei Fiori A 10 uscirà al casello di Bordighera se proviene da Genova, oppure al casello di Ventimiglia se arriva dalla Francia; in entrambi i casi bisogna poi immettersi sull’Aurelia.
Lo stesso vale per chi ha disceso la SS 20 del colle di Tenda da Cuneo.
La vera storia del Camufalo
Bacì ristorante tipico ad Apricale, promuove i sapori del territorio e le tradizioni.
Dopo anni di successi a suon di Pansarole e Zabaglione, si guadagna il palato dei suoi clienti, merito di questo nuovo piatto, scaturito dalla lavorazione di una materia prima nobile ora chiamata Camufalo.
Il caso volle che un amico e cliente, ci regalò pochi esemplari del suo allevamento, naturalmente con tanto di descrizione: animali allevati a terra, nutriti esclusivamente di ghiande, femmine selezionate e inviolate, quindi di buoni costumi e sani principi, praticamente una porcellina illibata.
Capimmo subito che la materia prima era veramente nobile, ma il grande dilemma era la cottura di questo stinco perchè, provando a cuocerlo a bassa temperatura e per poco tempo la carne si divideva dall’osso ed era poco presentabile, mentre ad alte temperature dorava fuori e non cuoceva all’interno.